Il Lavoro Etnoclinico 

 

La mediazione etnoclinica interviene sulle difficoltà esistenziali delle persone migranti.

A partire dalla differenza culturale di cui si è portatori o portatrici essa si pone l'obiettivo di far emergere i legami familiari e culturali e le appartenenze dei soggetti con il mondo - o i mondi - delle origini ed i conflitti o i disordini indotti dalla migrazione rispetto ad essi.  Per questo la mediazione etnoclinica attraverso un dispositivo di lavoro specifico è in grado di far emergere  la narrazione delle storie personali, familiari e culturali delle persone con un vissuto migratorio.  

Praticare la mediazione etnoclinica nella relazione con persone migranti significa creare uno spazio formale, metodologicamente definito, nel quale attraverso un lavoro sulle lingue e le culture in compresenza si costruisce di volta in volta una presa in carico specifica della persona e della famiglia.

A tal fine  l'etnoclinica  coniuga  gli strumenti di lavoro clinici con i saperi, le logiche e le pratiche culturali dei pazienti in uno spazio formale di mediazione,  che trasforma la presa in carico in un intervento complementare e complesso.   



Il Dispositivo di Mediazione Etnoclinica 

 

A tal fine la mediazione si serve di un dispositivo operativo specifico,  che permette il manifestarsi della dimensione etnica di modelli educativi ed iniziatici, di concezioni della malattia e dell’origine del male, di cura e di guarigione, di giustizia e di regolazione dei conflitti, di democrazia e di gestione del potere. Tali concezioni possono non coincidere con i modelli etnici occidentali, poiché si legano a trasgressioni, azioni, turbamenti, in un universo popolato da esseri visibili e invisibili, e contemporaneamente a legami, a rapporti comunitari e a responsabilità generazionali per noi desuete e rare o totalmente assenti dalle nostre forme di vita, basate principalmente su deleghe istituzionali.

 

Facendo di queste differenze un punto operativo di forza il dispositivo permette di  :

 

- identificare i disordini sopravvenuti nella famiglia e di proporre una strategia di intervento adatta alla presa in carico

-  stabilire una passerella tra le logiche istituzionali e le logiche familiari e culturali 

 

 

A chi si rivolge il lavoro etnoclinico ?

 

A tutte le persone, adulti, giovani e bambini che vivono un momento di difficoltà personale, professionale o scolastica, e che hanno nella loro storia personale hanno una storia di migrazione, e/o di  interazione culturale ( bambini, giovani e famiglie migranti, famiglie e coppie culturalmente miste e genitori e figli delle adozioni internazionali). 



 Il Metodo Etnoclinico 

 

Il dispositivo di mediazione etnoclinica  si attua a partire dalla domanda :


- diretta di un soggetto o di una famiglia

o

-di professionisti e delle equipes di operatori delle istituzioni che hanno in carico l’utente


e consiste in un numero definito di consultazioni (3-5) rinnovabili se necessario. 


Nel primo caso la famiglia incontra la pedagogista etnoclinica e se necessario si coinvolge nel lavoro etnoclinico anche un mediatore e/o una mediatrice culturle. 

 

Nel secondo caso si dà il via alle consultazioni etnocliniche. 

 

 

Le Consultazioni Etnocliniche 

 

La consultazione etnoclinica dura circa due/tre ore. 

Essa si fonda sulla collaborazione di tutti le persone che gli operatori che lavorano attorno all’utente o alla famiglia. 

 

A seconda della domanda e del caso per cui si interviene le consultazioni propongono due livelli di intervento  :

 

- Incontri a carattere preventivo che riuniscono tutti gli operatori che hanno in carico l’utente o la famiglia. Questi incontri hanno l’obiettivo di attivare una riflessione comune sulle difficoltà incontrate con l’utente di sensibilizzare l’equipe al lavoro etnoclinico con utenti appartenenti a culture altre.e di trovare una strategia comune nella presa in carico. 

 

- Consultazioni con gli operatori che hanno in carico l’utente o la famiglia in presenza di questi ultimi. Questo incontro si effettua in seguito al primo. L’obiettivo è di attirare l’attenzione dell’utente e della famiglia sulla situazione problematica e sulle sue cause, che possono essere differenti a seconda della logica culturale da cui le si osserva. L’obiettivo è di dipanare la situazione facendo emergere la dimensione etnica dei diversi modelli culturali in compresenza. 

 

Entrambi gli incontri sono organizzati in maniera da permettere, sia l’analisi, la valutazione e la discussione intorno alle situazioni sottoposte, sia, ove possibile, la creazione di gruppi di lavoro capaci di proporre e sviluppare la presa in carico di persone e famiglie migranti. Ogni ambito di lavoro richiede, infatti, una forma di mediazione specifica che tenga conto di normative, procedure di decisione, consuetudini, tecniche, linguaggi e teorie che si differenziano da istituzione a istituzione e insieme alle differenze istituzionali esistenti tra paesi e nazioni differenti.

 

Il/la  Mediatore/trice linguistico-culturale ed etnoclinico/a 

 

La presenza attiva del mediatore linguistico-culturale ed etnoclinico , figura ponte tra le lingue e le culture, rende il gruppo operativo un gruppo multiculturale che espande la capacità di comparazione e scambio fra i modelli esplicativi degli operatori e degli utenti, contribuendo ad esplorare più in profondità le logiche cui fanno riferimento le strategie d’intervento delle diverse culture.

Il mediatore appartiene al gruppo culturale e parla perfettamente la lingua dell’utente e della sua famiglia.