La mediazione etnoclinica 

Il Lavoro Etnoclinico


In tutta Europa, a scuola, per le strade e nei negozi, ma anche nei servizi sociali e sanitari incontriamo bambini, famiglie e gruppi di uomini e donne provenienti da ogni continente. Questi nuovi conterranei parlano lingue differenti, hanno gesti, atteggiamenti, modi di fare ma anche pensieri, concezioni e logiche culturali a volte radicalmente “altre” rispetto a quelle a cui noi siamo abituati. 


Lavorare oggi nelle professioni educative, cliniche e di cura ci porta sempre più all’interno di situazioni caratterizzate dall’interazione culturale dove in gioco, tra operatori e utenti , ci sono visioni del mondo e parole delle lingue che veicolano concezioni della salute e della malattia, della nascita e della morte, della famiglia e delle modalità di gestione dei conflitti  profondamente diverse. Di fronte a queste situazioni nasce e si sviluppa il lavoro dell’etnopsichiatria e della mediazione culturale ed etnoclinica che si è dedicato alla  ricerca delle somiglianze e soprattutto sulla ricchezza delle differenze. 


Il lavoro con le realtà territoriali ha messo in luce la duplice necessità di tecniche specifiche nei differenti contesti in cui la mediazione si attua e di una teoria su cui fondare lo spazio di mediazione stesso. Il lavoro etnoclinico è andato costruendosi e trasformandosi proprio in risposta a queste esigenze, individuando un nuovo modo di interagire fra gruppi e utilizzando insieme e contemporaneamente saperi moderni e saperi tradizionali.


Il Dispositivo di Mediazione Etnoclinica 


A tal fine è stato costruito e sperimentato un dispositivo operativo tale da permettere il manifestarsi della dimensione etnica di modelli educativi ed iniziatici, di concezioni della malattia e dell’origine del male, di cura e di guarigione, di giustizia e di regolazione dei conflitti, di democrazia e di gestione del potere. Tali concezioni possono non coincidere con i modelli etnici occidentali, poiché si legano a trasgressioni, azioni, turbamenti, in un universo popolato da esseri visibili e invisibili, e contemporaneamente a legami, a rapporti comunitari e a responsabilità generazionali per noi desuete e rare o totalmente assenti dalle nostre forme di vita, basate principalmente su deleghe istituzionali.



Facendo di queste differenze un punto operativo di forza il dispositivo permette di  :


- identificare i disordini sopravvenuti nella famiglia e di proporre una strategia di intervento adatta alla presa in carico

-  stabilire una passerella tra le logiche istituzionali e le logiche familiari e culturali 


Il dispositivo di mediazione etnoclinica  si attua in seguito alla domanda di professionisti e delle equipes di operatori delle istituzioni che hanno in carico l’utente.  


Le Consultazioni Etnocliniche 


La consultazione etnoclinica dura circa tre ore. 


Essa si fonda sulla collaborazione di tutti gli operatori che lavorano attorno all’utente o alla famiglia.


A seconda della domanda e del caso per cui si interviene le consultazioni propongono due livelli :


- Incontri a carattere preventivo che riuniscono tutti gli operatori che hanno in carico l’utente o la famiglia. Questi incontri hanno l’obiettivo di attivare una riflessione comune sulle difficoltà incontrate con l’utente di sensibilizzare l’equipe al lavoro etnoclinico con utenti appartenenti a culture altre.e di trovare una strategia comune nella presa in carico. 

- Consultazioni con gli operatori che hanno in carico l’utente o la famiglia in presenza di questi ultimi. Questo incontro si effettua in seguito al primo. L’obiettivo è di attirare l’attenzione dell’utente e della famiglia sulla situazione problematica e sulle sue cause, che possono essere differenti a seconda della logica culturale da cui le si osserva. L’obiettivo è di dipanare la situazione facendo emergere la dimensione etnica dei diversi modelli culturali in compresenza. 


Entrambi gli incontri sono organizzati in maniera da permettere, sia l’analisi, la valutazione e la discussione intorno alle situazioni sottoposte, sia, ove possibile, la creazione di gruppi di lavoro capaci di proporre e sviluppare la presa in carico di persone e famiglie migranti. Ogni ambito di lavoro richiede, infatti, una forma di mediazione specifica che tenga conto di normative, procedure di decisione, consuetudini, tecniche, linguaggi e teorie che si differenziano da istituzione a istituzione e insieme alle differenze istituzionali esistenti tra paesi e nazioni differenti.


Il/la  Mediatore/trice linguistico-culturale ed etnoclinico/a 


La presenza attiva del mediatore linguistico-culturale ed etnoclinico , figura ponte tra le lingue e le culture, rende il gruppo operativo un gruppo multiculturale che espande la capacità di comparazione e scambio fra i modelli esplicativi degli operatori e degli utenti, contribuendo ad esplorare più in profondità le logiche cui fanno riferimento le strategie d’intervento delle diverse culture.


Il mediatore appartiene al gruppo culturale e parla perfettamente la lingua dell’utente e della sua famiglia. 




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